Pochi gruppi, soprattutto nel mondo del jazz, possono vantare una tenuta così lunga come quella degli Oregon, che si sta ormai avvicinando al mezzo secolo di vita (il quartetto è stato fondato nel 1970). Lantern è il trentesimo titolo della loro discografia (contando anche un paio di antologie), pubblicato come i quattro precedenti dalla etichetta italiana CAMjazz. È anche il primo senza l’apporto del contrabbassista Glen Moore, uno dei membri fondatori, che nel 2015 ha scelto di lasciare i compagni per dedicarsi ad attività personali, sostituito dall’italiano Paolino Dalla Porta.
Nonostante i cambi di formazione intervenuti nel tempo (soprattutto il percussionista, ruolo ormai stabilmente coperto da Mark Walker), la musica degli Oregon è sempre stata la risultante delle personalità dei suoi componenti, rimanendo continuamente fedele all’impostazione originaria che sta alla base del loro successo: un mix vincente di colori etnici, rigorosità classica e improvvisazione jazzistica, unito a un parco strumenti insolito basato principalmente sugli impasti di chitarra classica/12-corde e oboe/corno inglese, che li ha resi un punto di riferimento obbligato e una fonte di ispirazione costante.
Anche se non c’è un vero e proprio leader, la figura dominante a livello compositivo è sempre stato il chitarrista e pianista Ralph Towner, autore della maggior parte dei brani che costituiscono il repertorio del gruppo. Il nuovo disco non fa eccezione: dei dieci brani presenti, sei sono sue composizioni, uno è una improvvisazione di gruppo (sempre presente sia nei dischi che nei concerti) e i restanti tre sono firmati ciascuno da uno degli altri membri del gruppo (ma nel caso di Paul McCandless è l’arrangiamento di un antico tema tradizionale, “The Water Is Wide”). Tre delle composizioni di Towner, tutte caratterizzate dal profondo lirismo che contraddistingue i suoi temi, sono novità assolute (“Not Forgotten,” “Figurine” e “Hop, Skip and a Thump”), mentre altre due sono rielaborazioni di brani già incisi dal chitarrista (“Duende” e “Dolomiti Dance”) e “The Glide” risale all’ultimo album inciso con la formazione originaria, Crossing.
L’alchimia tra i componenti del gruppo funziona ancora a meraviglia, e il nuovo entrato Dalla Porta dimostra di essersi integrato alla perfezione. La sua composizione “Aeolian Dance” è uno dei brani migliori della raccolta, totalmente aderente alla poetica del gruppo. I due membri originari rimasti, Towner e McCandless, si confermano fantastici improvvisatori, e Walker sa fornire sempre il giusto accompagnamento con le sue percussioni. La magia degli Oregon continua ancora a incantare senza stancare, e il nuovo disco è probabilmente uno dei loro migliori da diverso tempo. Decisamente da non perdere, anche se i fan del gruppo non avranno bisogno di questa raccomandazione.